L’esame ecografico si basa sull’utilizzo di ultrasuoni e può essere eseguito da tutti, anche bambini e donne in gravidanza, poiché sfrutta una sorgente di energia che è considerata sicura. Si esegue con il paziente in posizione supina e con collo iperesteso e non è nè invasivo nè fastidioso. Durante l’ecografia, il paziente si trova sdraiato su un lettino, a pancia in su e con lo sguardo rivolto all’indietro, mentre la sonda ecografica viene fatta passare sulla pelle del collo.
Perché si effettua?
Serve per dimostrare con notevole accuratezza la presenza di una patologia tiroidea ed è fondamentale nella precocità della diagnosi. In particolare premette di evidenziare la presenza di un’alterazione strutturale della ghiandola. Di individuare eventuali lesioni nodulari anche di piccole dimensioni non palpabili, di distinguere tra lesioni solide e cistiche e di cogliere eventuali aspetti "sospetti" di tali lesioni.
Questo esame ecografico si avvale dell’ausilio del ColorDoppler per studiare la vascolarizzazione della ghiandola in toto (necessaria nella diagnostica delle tiroiditi) o dei noduli (vascolarizzazione assente, perilesionale o intralesionale). L’immagine è prodotta su un monitor con colori che variano dal rosso al blu. Quindi è di grande utilità per ulteriori approfondimenti diagnostici.
L’agoaspirato tiroideo è una procedura diagnostica mini-invasiva che viene impiegata per confermare o escludere la natura maligna di un nodulo tiroideo. L’esame prevede il prelievo di un piccolo quantitativo di cellule dal nodulo sospetto tramite un ago sottile che viene inserito attraverso la parte anteriore del collo grazie a palpazione o – meglio ancora – ad una guida ecografica, il che permette al medico di inserire l’ago esattamente dove è necessario, migliorando nettamente l’efficacia diagnostica dell’esame e riducendo al contempo la probabilità di avere danni alle strutture del collo, come trachea, vene, arterie e nervi. Il campione ottenuto tramite agoaspirato viene analizzato da un patologo ed effettuata una classificazione citologica (vedi sotto), in base alla quale, l’endocrinologo o il chirurgo endocrino potranno effettuare una diagnosi ed impostare una terapia efficace.
Categorie di Refertazione Citologica 2014
Sono raccomandate cinque categorie diagnostiche principali. Le categorie diagnostiche, il rischio di malignità atteso e le azioni cliniche suggerite sono sintetizzati nella tabella sopra.
1. TIR 1 (Non diagnostica). Comprende prelievi ‘inadeguati’ (per contaminazione ematica o per artefatti) e ‘non rappresentativi’ (assenza di almeno 6 gruppi di 10 tireociti). In presenza di atipie citologiche significative il campione viene incluso in una categoria di sospetto indipendentemente dal numero di cellule. Se nei prelievi da lesioni cistiche sono presenti solo eritrociti, detriti e macrofagi con emosiderina, in assenza di colloide, la lesione è sottoclassificata come TIR 1C (cistica). Azioni cliniche: TIR 1. Non consente una diagnosi ed è quindi raccomandata la ripetizione di una FNA ecoguidata, di regola dopo almeno un mese. In caso di FNA ripetutamente non diagnostiche può essere eseguita una core-needle biopsy per esame microistologico. TIR 1C. In assenza di reperti clinici e ecografici di sospetto queste lesioni sono in genere benigne. In caso di sospetto clinico, ripetere la FNA per escludere un carcinoma papillifero cistico.
2. TIR 2 (Non maligna/Benigna). Comprende la citologia da noduli colloidi o iperplastici, da tiroiditi autoimmuni o granulomatose e da altre, meno frequenti, condizioni non neoplastiche. Azioni cliniche. Follow-up clinico ed ecografico. Ripetere la FNA in caso di crescita o modificazioni ecografiche del nodulo e nei pazienti avviati a trattamenti ablativi non chirurgici.
3. TIR 3 (Citologia Indeterminata). La maggioranza di questi casi è rappresentata da quadri microfollicolari che corrispondono, sul piano istologico, a noduli adenomatosi iperplastici, ad adenomi o carcinomi follicolari o a varianti follicolari del carcinoma papillifero. Sono distinte due sottoclassi a diverso rischio di malignità, caratterizzate in modo leggermente diverso rispetto al Bethesda System per una attesa migliore definizione della probabilità di malignità (3): TIR 3 A (Lesione indeterminata a basso rischio di malignità). Caratterizzata da accentuata cellularità, colloide scarsa e strutture microfollicolari numerose ma non sufficienti a far porre diagnosi di “neoplasia follicolare”. Sono inclusi in questa categoria anche strisci con alterazioni citologiche o architetturali, ma gravati da artefatti che ne limitano l’interpretazione. TIR 3 B (Lesione indeterminata a elevato rischio di malignità). Elevata cellularità a disposizione monotona in strutture microfollicolari/trabecolari, con colloide scarsa/assente (quadro suggestivo di “neoplasia follicolare”). Questa categoria include anche campioni con alterazioni nucleari lievemente sospette per carcinoma papillifero. Azioni cliniche: TIR 3 A. Stretto follow-up clinico ed ecografico. Raccomandata la ripetizione di una FNA nel corso dei controlli successivi. TIR 3 B. L’opzione prioritaria è l’exeresi chirurgica.
4. TIR 4 (Sospetta per malignità). Comprende campioni in cui la malignità è fortemente sospetta ma non certa. La maggioranza di questi casi corrisponde a un carcinoma papillifero. Altre neoplasie sono occasionalmente incluse in questa categoria. Azioni cliniche. Exeresi chirurgica con eventuale esame intraoperatorio. Ripetizione della FNA nei soli casi paucicellulari o che richiedano una caratterizzazione preoperatoria addizionale.
5. TIR 5 (Maligna). Comprende campioni con diagnosi citologica conclusiva di neoplasia maligna (papillifera, midollare, scarsamente differenziata, anaplastica, linfoma, tumore non epiteliale o metastatico). Ove possibile, deve essere formulata la diagnosi del tipo di tumore. Azioni cliniche. Resezione chirurgica con estensione basata sul reperto citologico e il quadro clinico. In caso di carcinoma anaplastico, linfoma o tumore metastatico sono necessarie ulteriori procedure diagnostiche per definire la condotta terapeutica più appropriata.
Qualora l'esame citologico dovesse deporre per una lesione con un rischio di malignità significativo, andrebbe programmato l'intervento chirurgico di rimozione totale o parziale della tiroide , associato eventualmente, all'asportazione anche di uno o più linfonodi sospetti.
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